La serata del 7 marzo il cinema Lux di Torino ha ospitato la prima del film-documentario “Figli della libertà“, pellicola auto-prodotta e diretta da Lucio, Anna e Gaya Basadonne.
Il programma della serata ha previsto, al termine della proiezione, un intervento dei tre relatori llaria, Viola e David, i quali, attingendo a tematiche affrontate nel documentario e personali, hanno portato a testimonianza le loro esperienze da autodidatti per poi dare inizio al dibattito relatori-pubblico dal titolo “Il Mondo Come Scuola“.
I temi portati alla luce nel corso della serata hanno evidenziato molti argomenti attualmente discussi, quali: socializzazione, motivazione, possibili pre-requisiti da parte dei genitori quando si decide di tentare il percorso dell’homeschooling, apprendimento di gruppo e applicabilità del concetto libertario e autodidattico nel mondo universitario/lavorativo.
Dedichiamo questo articolo all’approfondimento dell’ultimo argomento, presentato da uno spettatore della serata sotto forma di domanda: “È inevitabile che, ad un certo punto della vita, bisogna fare i conti con la società e le sue esigenze, specialmente quando si parla del mondo lavorativo.
La libertà descritta nel film è quindi una realtà applicabile solo al periodo infantile/adolescenziale oppure anche al periodo che segue? “
Come premessa, vorrei sottolineare che noi relatori abbiamo sempre dibattuto in base alle nostre esperienze personali e che non rispondiamo in vece di nessuno se non di noi stessi.
Il concetto di libertà è, a parer nostro, un concetto che dovrebbe portare ogni singolo individuo a rispecchiarsi maggiormente nella società, non allontanarsene.
Quando noi intraprendiamo un certo tipo di percorso lo dobbiamo fare perché consapevoli del fatto che abbiamo il diritto di decidere cosa è giusto per noi e per i nostri progetti futuri.
Abbandonare la scuola non è né sinonimo di abbandono della società né tantomeno di abbandono dell’istruzione.
Di conseguenza, un persona che sceglie è anche un individuo consapevole di tutte le opportunità che la società in cui vive gli può offrire; se noi, come ragazzi autodidatti, abbiamo scelto di intraprendere questo percorso è perché, grazie al confronto con la scuola, ci siamo resi conto di cosa quel sistema ci poteva e non poteva offrire in relazione alle nostre esigenze e le nostre passioni.
Secondo noi, uscire dal sistema scolastico non significa automaticamente etichettare tutto ciò che riguarda l’istruzione tradizionale sbagliato oppure a noi eternamente inutile.
Noi tutti siamo in una fase di sperimentazione la quale ci ha portati a delineare i nostri piani per il futuro e comprendere meglio come possiamo muoverci per portarli avanti.
Se, per esempio, questi piani riguardano un percorso universitario (in Italia o all’estero), ben venga che noi ci muoveremo per capire come entrare all’università (esami, curriculum etc), ma lo faremo essendo consapevoli che questa scelta è stata dettata da un’esigenza personale e, appunto, libera.
Lo stesso discorso riguarda il mondo lavorativo; se si conoscono bene le proprie esigenze e le proprie aspettative non avremo problemi a selezionare un impiego che fa per noi.
Se ci si pone la domanda: “Questo lavoro fa per me?“, significa che siamo arrivati a comprendere non solo noi stessi, ma ciò che ci circonda.
Noi non abbiamo mai denunciato il sistema scolastico perché sappiamo che non è una questione di critica, ma di rimboccarsi le maniche e capire come possiamo muoverci per raggiungere ciò che desideriamo.
Se ciò che desideriamo è, per esempio, possibile/raggiungibile in Italia bene, se dovremo muoverci per l’Europa/mondo dovremo, a parer nostro, affrontare la situazione con cognizione e poi decidere.
Secondo noi, non bisogna remare contro le leggi, ma analizzarle e far valere i diritti che esse ci offrono come cittadini di un certo Stato.
A conti fatti, se sentiamo che una nostra esigenza non è tutelata dalla Costituzione di un certo Stato, dovremo guardarci intorno ed analizzare oggettivamente ciò che ci circonda.
Conclusione: Molti considerano la libertà di poter scegliere il proprio impiego un lusso. Secondo noi, è importante analizzare l’ambiente lavorativo nel quale si agisce, senza criticarlo/accettarlo a priori.
Non tutti possono abbandonare un lavoro solo perché non ci si trova più bene, ma queso accade in tutte le situazioni, non solo nel mondo adulto.
Siamo diversi e ognuno di noi agisce secondo le proprie necessità; la necessità di guadagnare è giustissima se non portata all’esasperazione e la necessità, per esempio, di mantenere una famiglia ne porterà magari in secondo piano altre, a seconda delle scelte che abbiamo fatto nella nostra vita.
Speriamo di aver espresso la nostra opinione nel modo più chiaro possibile e ringraziamo ancora tutti gli spettatori di quella serata.
I relatori
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